la procedura disciplinare

La Procedura Disciplinare

In questo articolo parliamo della Procedura Disciplinare.
Il licenziamento disciplinare che, come abbiamo visto, abbraccia il licenziamento per giustificato motivo soggettivo e per giusta causa, costituisce il provvedimento disciplinare estremo che l’imprenditore ha a disposizione per sanzionare i comportamenti del lavoratore in quanto è l’unico a comportare l’espulsione di questo dal contesto aziendale.

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Le altre sanzioni disciplinari che il datore di lavoro ha a disposizione per reagire a condotte dei dipendenti in contrasto con gli obblighi di legge o contrattuali, sono invece definite conservative in quanto non comportano l’estinzione del rapporto di lavoro, e sono il richiamo verbale, l’ammonizione scritta, la multa e la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione.

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La procedura disciplinare

Per l’applicazione di tutte le sanzioni disciplinari e, quindi, anche del licenziamento disciplinare, il datore di lavoro ha l’obbligo di agire nel rispetto di una determinata procedura che è delineata dall’art. 7 dello Statuto dei Lavoratori. 

  • Primo aspetto: di regola al lavoratore possono essere contestati solo quei comportamenti che violano le regole di condotta descritte nel codice disciplinare presente in azienda; questo significa che il datore di lavoro ha l’obbligo di dotarsi di un codice che descriva chiaramente i comportamenti che diano luogo all’applicazione di sanzioni disciplinari e di portarlo a conoscenza del personale mediante affissione in un luogo accessibile a tutti.
  • Accertata la commissione di un’infrazione disciplinare da parte di un proprio dipendente il datore di lavoro deve procedere a contestargli l’addebito in modo tempestivo (significa che tra la condotta del lavoratore e la contestazione deve intercorrere un lasso di tempo ragionevole, che talvolta definito dai contratti collettivi), specifico (ovvero richiamando il fatto rispetto al quale si è ravvisata la violazione delle norme disciplinari) e in forma scritta (o a mezzo raccomandata o a mano). In caso contrario si potrebbe incorrere in problematiche (leggi gli articoli Licenziamento discriminatorio e Il regime applicabile in caso di licenziamento illegittimo.
  • Dopo di che, una volta mossa la contestazione disciplinare, al lavoratore è riconosciuto un termine entro il quale rendere le proprie giustificazioni o in forma scritta o in forma orale. Tale termine, che decorre dalla data di ricezione della contestazione, è di almeno cinque giorni ma è possibile che la contrattazione collettiva preveda in favore del lavoratore termini più ampi.
  •  Decorso il termine entro il quale il lavoratore deve rendere le proprie giustificazioni, l’imprenditore può intimare il provvedimento espulsivo. Ciò che è importante ricordare a tal proposito è che l’intimazione del licenziamento deve avvenire entro un termine ragionevole, che talvolta può anche essere individuato dal contratto collettivo, e che i fatti su cui si fonda il provvedimento espulsivo devono necessariamente coincidere con quelli oggetto dell’avvenuta contestazione.
  • L’ultimo aspetto da considerare è questo: la sanzione disciplinare adottata deve essere proporzionata rispetto al fatto contestato, il che significa, ad esempio, che l’imprenditore non può licenziare per giusta causa un dipendente che sia arrivato in ritardo al lavoro senza avvisare. La sanzione deve essere quindi proporzionata rispetto alla gravità dell’infrazione imputabile al dipendente.

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Conclusioni

In questo articolo abbiamo parlato della procedura disciplinare. Rispettare i passaggi che abbiamo appena visto è di fondamentale importanza poiché la violazione della procedura disciplinare comporta l’illegittimità del licenziamento disciplinare, con facoltà per il lavoratore di ottenere una tutela risarcitoria.